La coppia quando si incontra permette di conoscersi reciprocamente, di fare un salto di livello nella conoscenza di se stessi verso una nuova dimensione.
"Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. Lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così"
Così scrisse Calvino nel 1993 e così ci ritroviamo ogni qualvolta ci sia l'intenzione di conoscere l'altro. Ma cosa resta poi di questa splendida esperienza che è il conoscersi? Si fissa tutto in un'immagine fissa che ci costruiamo dell'altro? E se l'altro è proprio colui/colei che vuole interrompere il rapporto? I due meravigliosi protagonisti delle parole di Calvino diventano allora due duellanti sulla scena del loro dramma. Ma non è il conflitto in sé che impedisce la conoscenza, anzi, a volte l'energia liberata da tale conflitto sotto forma di rabbia, permette di conoscere reciprocamente aspetti dell'altro che ancora non si conoscevano. Ma la mancanza di disponibilità di ascolto rende tutto immobile e fisso: la differenza tra un conflitto in cui rimane aperta la possibilità di ascolto ed una situazione in cui ognuno è disposto solo a presentare e vedere la sua scena, il suo dramma o la sua rabbia è, essenzialmente, data dal fatto che si riconosca che l'altro esiste, ed è lì, in relazione con noi.
E' la relazione tra i due duellanti che fa del conflitto un'esperienza attraverso la quale poter ricevere e dare qualcosa. Sta nella reciprocità della relazione la capacità di conoscersi ma ad una condizione: che ci si possano comunicare le rispettive sensazioni, pensieri e connessioni.
Parliamo allora di restituzione quando ci viene ridato ciò che della nostra storia è stato condiviso dall'altro, attraverso quel complesso meccanismo per il quale la sua stessa storia ha incrociato la nostra. L'altro l'ha fatta sua attraverso le sue esperienze, i suoi vissuti, il suo sentire, e ce la riconsegna più ricca di prima, è condivisa.
Allora, le immagini, i vissuti e la parte più affettiva di noi riesce a produrre nuovi nessi tra noi e l'altro ed a depositare nella nostra relazione nuovi significati.
Possiamo quindi dire che la ricchezza di una conoscenza stia propria nella reciprocità della conoscenza stessa.
Cosa saremo Noi se non volessimo conoscere l'altro? Saremo semplicemente un Tu ed Io. Due singolarità che non fanno una somma. Ma siccome la vita non è solo matematica, la conoscenza non è solo la somma di due parti. La conoscenza è quel meraviglioso viaggio verso l'altro che ci porta nel mondo della reciprocità per poter arricchire quel bagaglio personale con una ricca restituzione della diversità dell'altro.

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